La specie umana è socialmente attrezzata per vivere in gruppi piccoli.
Per la gestione di quelli grandi, è necessario grande dispendio di energie, logistica, e regole.
Sono tentato a ripetere la frase.
È molto utile farlo.
Siamo degli esseri che riescono a gestirsi e a gestire rapporti in una società sufficientemente piccola, nella quale tutti si conoscono.
E basta.
Ripeto:
Li è la fine, davvero la fine, delle nostre capacità istintive.
È il limite.
E da li che facciamo interpolazione, se ci troviamo in società più grandi.
Già nella società gestibile abbiamo personaggi di riferimento, i capobranco. O mediatori.
Quale sia la funzione che occupano, sono quelli che si occupano delle relazioni appena si deve trascendere il livello normale e paritario.
D'obbligo ora contraddire Grillo:
La democrazia diretta non è un sistema naturale.
A livello di piccolo paese è una cosa lodevole, ma non corrisponde affatto al modo in cui l'essere umano ha gestito la convivenza in passato.
Casaleggio e Grillo pero ci presentano la democrazia diretta come novità.
Cioè come una evoluzione della nostra forma di società.
Ma ... pensandoci bene, non è nessuan evoluzione, perché evoluzione presuppone che sia l'organismo che sviluppa varianti e cambia modi, non che a tavolino gli si prepari un nuovo abito sociale, e lo si induca a usarlo.
È corretto, per ora, di parlare di progetto utopico.
Ed è bene farlo, perché Grillo e Casaleggio con gli atti mostrano, che il loro modo di trattare le masse è arcaico.
Non è minimamente "evoluto"!
Usare la rete, per fare leva con alcune dozzine di persone per "influenzare" le masse è una tattica manipolativa che non ha nulla di democratico e "moderno" in senso sociale e psicologico.
La democrazia diretta richiede partecipanti maturi, non influenzati.
Se invece, come dimostrano i fatti, gli ideatori della democrazia diretta nella pratica la usano come etichetta di vendita, ma a tutti gli effetti dirigono opinioni, voti e pompano le parole d'ordine e gli slogan, il futuro di Gaia è solamente una variante delle società fantasiate da Huxley, Orwell o Bradbury,
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