Vale per tutti:
Non ci troviamo in un videogioco con tre vite a disposizione e altre da vincere durante il gioco.
Anche se non poniamo a rischio l'unica vita che abbiamo, è facile "sperperarla".
E cosa bisogna fare per non "sperperarla"?
Il "cosa" è diverso per ognuno, ma la meta è trascorrerla possibilmente e in generale felici.
"Del doman non v'è certezza".
Alla felicità si aggiungono surrogati e sostituti. Non è lo stesso, ma va bene in mancanza di meglio.
(La verità comunque è che per riuscire a cercare e provare felicità bisogna avere il carattere. Per il nichilismo c'è predisposizione di carattere. I sostituti quindi sono equivalenti alla felicità e corrispondono a caratteri diversi).
Nella letteratura italiana c'è qualche romanzo che conclude che avere qualche cromosoma di differenza e capire poco del mondo è una beatitudine, perché più si capisce, più si soffre.
Da sfortunato, con i cromosomi come la gran maggioranza, io devo contentarmi del contrario. Più capisco, meglio è.
Il mio consiglio al non lettore, ovviamente inteso in dosi omeopatiche, è di dedicare una piccolissima parte della propria vita anche a "capire il mondo".
In effetti è una cosa fine a se stessa, non è necessariamente utile.
Ma la consiglio con una certa certezza perché mi sembra una responsabilità civica.
Non viviamo da soli.
Prendiamo decisioni che influiscono su altri.
Abbiamo figli.
E per questo un pochino dovremmo sforzarci di imparare.
Questo consiglio deriva dal vedere atteggiamenti ostili e ostinati, mentre invece è più utile comprendere il vicino e il meno vicino, visto che conviviamo.
Anche quando il vicino ci sta addosso e ci vuole togliere lo spazio e la sicurezza, è meglio capirlo prima di prendere contromisure.
Io ho imparato leggendo, ascoltando e osservando.
Per la lettura posso raccomandare alcuni libri (e accetto suggerimenti vostri ovviamente, visto che non ho letto tutti i libri esistenti, e sicuramente neppure tutti quelli importanti da leggere).
Lo farò nel prossimo commento.
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