lunedì 25 luglio 2011

Linneo al posto suo

Molti animali hanno una memoria "prenatale".
Senza impararlo da se, sanno che certe caratteristiche di oggetti li rendono pericolosi.
Sono caratteristiche dei loro predatori.
Per cui riuscite a spaventarli, se per esempio avvicinate a una certa velocità un oggetto peloso a una gallina, che entrerà in panico credendo sia una volpe.

Noi umani non abbiamo una programmazione simile.
Nel senso, che se ci sono, sono pochissimi i dati coi quali veniamo al mondo, e in cambio abbiamo uno spazio memoria e apprendimento molto esteso.

Già al secondo anno di vita cominciamo a dare nomi alle cose e a distinguere categorie e relazioni tra di esse.

Chi insegnò a farlo sistematicamente per piante e animali fu uno svedese.

È praticamente un lavoro simile alla contabilità, o alla raccolta di termini e parole in un dizionario.
E lo facciamo troppo spesso.

Quando appare gente che si schianta volontariamente con aerei dirottati nei grattacieli, o salta in aria in mezzo a gente che non conosce, li chiamiamo estremisti islamici. Abbiamo lo scaffale giusto per loro, e abbiamo messo il mondo in ordine.
Quando dobbiamo andare a scegliere la gente che gestisce la cosa pubblica, abbiamo a disposizione un pool di persone che hanno fatto una campagna elettorale, una specie di metodo per costruirsi un'immagine, ovvero mettersi un'etichetta.
Per ovvie ragioni, sulle etichette non c'è mai scritto: Sono un bugiardo, cinico e farabutto, e mi interessa il potere per fregare soldi e fare il prepotente.
Probabilmente, se le facessi tu le etichette, le parole usate da te sarebbero anche peggiori.
(Sospetto che la puzzola, se potesse dircelo, ci chiederebbe risarcimento miliardario per discriminarla con un nome che la descrive solamente per qualcosa che fa in situazioni molto rare).
Farsi una immagine invece corrisponde a scegliersi il nome che più conviene.

La tassonomia è indicata per gli oggetti e le cose, ma ingannevole nelle interazioni.
Lì sarebbe molto meglio, se usassimo altri modi di percezioni.
Metodi che in parte conosciamo intuitivamente, ma un poco più complicati.

Tecnicamente neppure affibbiare nomi è una faccenda così semplice. È una tendenza che abbiamo, ovvero siamo predisposti a dividere in categorie e gruppi per "sistemare" il mondo. Le categorie non esistono di per se. Siamo noi che le creiamo, e Linneo per essere una persona organizzata, propose di di sistemare in un certo modo una parte del mondo, se visto staticamente.

Il nostro mondo invece non è di sottofondi dipinti. Se tentassimo di definirlo per le dinamiche, risulterebbe che la parte meno dinamica siamo proprio noi.
Siamo una piccola parte poco influente in un sistema di migliaia di ingranaggi.

Fare scelte migliori quindi dipende da come riusciamo a riconoscere le dinamiche.

Se abbiamo a che fare con una persona, quello che meno importa è il suo aspetto.
Per noi è più utile capire i suoi moventi, le sue paure, principi e valori, il suo grado di sanità, la sua personalità.
Dell'etichetta che si mette ci interessa perché lo fa. Cosa vuole ottenere da noi.
Bisogna quindi essere un pò psicologi.

Un politico quasi sempre ci ispira diffidenza.
Se gli diamo la preferenza siamo pronti ad essere delusi.

Forse, se la campagna consistesse in farci capire che tipo di persona è, anche quando non agisce esattamente come avremmo preferito, capiremmo perché ha preso certe decisioni, e lo accetteremmo.
Non si può essere sempre d'accordo, ma si può accettare un certo modo di ragionare, specialmente quando è coerente.
Ma niente illusioni: Finchè ci accontentiamo delle etichette, quelle ci mettono sul vassoio.
La manipolazione funziona benissimo. Ritocchiamo la fotografia, cambiamo lo slogan, costruiamo qualche nemico che ci spaventa, un mondo che sogniamo, e la gente annuisce felice.

Dicevo:
E se ti ci metti tu a dare il tuo contributo? Se raccogliamo idee? Certamente saranno idee che rispecchiano i tuoi interessi, non quelli di altri. Probabilmente non saranno gli interessi di gruppi che cercano utilità.

Non dimenticare che oggi le tue idee contano, se aiuti a fare lo spazio necessario.
Prima si fa lo spazio, ovvero un vuoto, e poi si aprono le porte alle proposte.

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