Pochi giorni fa dal blog di Beppe Grillo ricevetti l'invito elettronico inaspettato per proporre un nome per la Presidenza della Repubblica.
Mi sembra davvero lodevole!
È vero che il Presidente viene scelto da circa un migliaio di eletti e non direttamente dai cittadini, ma il fatto che un partito chieda agli elettori di nominare un candidato, da un bel sapore di democrazia!
In confronto a tutti gli altri dove sono le cupole a decidere cosa conviene a loro, in vista di accordi con altri, abbiamo la libertà totale di proposta e scelta dal basso, seguendo criteri propri.
Dopo il primo turno sono stati separati i dieci nomi più menzionati, e nel secondo si dovrà scegliere tra questi.
Spero e mi aspetto però una riduzione prima del voto finale, perché i candidati che non accetterebbero l'incarico è inutile votarli. Se risultasse votato qualcuno che poi rifiuta, la votazione farebbe ridere anche gli extraterrestri.
Lunedì quindi circa 48,000 persone potranno scegliere.
Sono purtroppo solo il 0.1% degli elettori italiani. Ammesso che tutti partecipino.
Una democrazia un po concentrata. Anche più concentrata di quella ateniese, dove gli elettori erano all'incirca il 10-15%.
L'invito di Grillo però mi ha fatto pensare ad altro:
Perché dopo le elezioni siamo chiamati solo ora a esprimere una volontà in modo democratico?
Perché a noi 48,000 non hanno chiesto se volevamo il M5S al governo, e con chi?
La nostra "competenza" non è sufficiente?
Ci manca la maturità democratica?
Mi piacerebbe allora un elenco di responsabilità per le quali siamo maturi e uno di quelle per le quali non lo siamo. Di queste ultime vorrei poi sapere chi decide, come decide, e perché lo fa, e quale è la preparazione di cui dispone (e dato che ci siamo, vorrei sapere in cosa consiste la preparazione, e come ci si qualifica.)
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