venerdì 26 agosto 2011

Delega o Procura?


Ufficialmente sono delegati.
Un procuratore avrebbe pieni poteri e prenderebbe decisioni per conto suo.
Non so se c’è la procura a tempo limitato. Quelle di cui ho fatto uso io erano illimitate e soggette a cancellazione per parte di chi emette la procura.
Se deputati e senatori fossero dei procuratori di questo tipo, si potrebbe revocare il loro mandato in qualsiasi momento.

Purtroppo non riesco a trovare via internet titoli di libri universitari che giustifichino e espongano chiaramente come funziona il sistema elettorale italiano, da cosa derivano i diritti e i doveri, etc.
Neppure richieste a studenti di diritto e giurisprudenza sono servite.

Comunque: Wikipedia e altre pagine dicono che si tratta di delega, e diversi deputati hanno rilasciato dichiarazioni difendendo il sistema di delega (che è costituzionale) contro la democrazia diretta (che sarebbe ancora più democratica, perché con partecipazione diretta cittadina).

Agli occhi esterni la cosa appare così:

Il tuo potere come cittadino si riduce all’esercizio del voto. Se non voti, sei un cittadino castrato.
Insomma, se non voti, sei completamente fuori e subisci al 100% quello che hanno votato altri.

Il processo del voto inizia dalla campagna politica, sponsorizzata da gente con interessi (che investono soldi per farsi promuovere gli interessi, e poi ricavarne utilità maggiori).
Si usano strategie di marketing, di spionaggio per smontare concorrenti, e cosi via.
L’elettore è spettatore, e può scegliere dal buffet.
Il buffet è aperto. In teoria chiunque può metterci su proposte (o candidati). Ma in pratica funziona solo con soldi e con divulgazione nei mezzi di comunicazione.
Le strade al buffet sono quindi piuttosto anguste, e costano.
Nel momento in cui costano, devono “rendere”.
Per cui si genera un sistema di aste, reti, e combricche di interessi, dovute al fatto che sono necessari investimenti, e i crediti devono fruttare.
Un candidato è quindi (generalmente) una figura acchiappasimpatie, divisa dalla necessità di trovare ampi consensi elettorali e adempiere interessi dei finanziatori.
Cosa che si può evitare, ma ne parleremo più tardi.

La campagna consiste quindi in creare audience in massa, usando temi che muovono le masse (tipo: “picchiamo quelli che sono diversi!” – che è una cosa facile facile, dato che tutti abbiamo rabbia accumulata, e se si rende civilmente corretta l’oppressione di un gruppo minore – tipo gli ebrei – la possiamo scaricare senza rimorsi).
Sono spesso temi che schierano contro qualcun altro, perché i temi che incoraggiano a fare le cose assieme e estrarre il miglior succo dalle teste di tutti non tira molto.

Poi arriva il giorno del voto, si fanno i conti, si usano regoline che non c’entrano assolutamente con il numero reale e la ripartizione dei voti (su questo subito un commento), e si assegnano i seggi.

Le regoline sono decise dai governi anteriori. Quelle attuali hanno il proposito di permettere a una maggioranza un potere extra di vantaggio, altrimenti non può governare.
Una cosa del genere, tradotta in parole comprensibili vuole dire:
Dopo i conti, alcuni partiti devono mettersi d’accordo e formare una maggioranza.
Basta arrivare a 51, ci prendiamo un paio di punti extra, e da 51 che siamo ne abbiamo 55.
Questo ci conviene, altrimenti dovremmo formare un governo con un partito addizionale, che vuol dire più compromessi (perché sono di più le discordie iniziali).
Quindi, per renderci la vita e il potere più facile, ci facciamo assegnare (lo abbiamo deciso tra di noi) più potere.
Ciò significa che il voto cittadino è solo orientativo, e neppure la delega è una trasformazione 1:1 del voto.

Tutta la democrazia finisce comunque proprio qui. Una volta avuto il seggio, il delegato fa quello che gli sembra giusto.

Immaginiamo che io sia un delegato:
Primo giorno di poltroncina. Si fanno le coalizioni.
Quello che so è:
Il mio stipendio, i benefici e ...
Se mantengo il posto per cinque anni mi tocca una buona pensione.
Cosa faccio?
Stipendio e benefici li ho. Quindi mi dedico a conservare il posto. Come si fa?
Appoggiando la stabilità del governo. Perché se si scioglie, ci sono nuove elezioni, che vuol dire trovare un’altra volta i soldi per la campagna, rischiare di non tornare, e perdere la pensione.

Per questo si fa un voto di fiducia al governo, quando il capo chiede una scappatoia per non essere condannato in processi mossi contro di lui. La cosa è chiara:
Se volete la pensione, fatemi sta legge, o oggi finisce il governo e vi arrangiate per farvi rieleggere e assicurarvi la pensione.
Quindi: Pensione contro protezione.

La delega è per tutta la legislatura, e i referendum sono una rottura, qualcosa che ai deputati da molto fastidio.
La democrazia, come la vedono i seduti, è che tu solo dai il voto e poi devi farti i cavoli tuoi. Cioè pagare le tasse (a meno che tu non sia l’amico del cuore che ha sganciato per la campagna, e quindi capisco che per tante spese avute tu debba fare economia altrove).
Se il governo ha deciso qualcosa, e il popolo in referendum chiede il contrario, si rispetta, perché la Costituzione lo comanda, ma la faccenda rompe moltissimo, e comunque il referendum si adopera raramente, e con regole che rendono molto difficile dire un no al governo.

Dopo il voto la democrazia consiste in circa 950 persone (meno gli assenti) che si riuniscono ogni giorno a proporre e fare o disfare leggi, senza che alcun cittadino possa chiedere loro di dare priorità a certune e lasciare stare altre. (Leggi di immunità al capo del governo? Lasciar stare! Se costano il 20% delle energie e del tempo delle Camere sono leggi che sequestrano tempo utile parlamentario che spetta al popolo italiano.) Mosse da strategie di conservazione di potere e beneficio.

E più non dimandare!

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