martedì 7 gennaio 2014

La prova Di Maio


Quasi a farlo apposta, il deputato Di Maio ci fa una dimostrazione del risultato che si ottiene quando si cerca di seguire pappagallescamente una battuta, applicandola alla realtà.

Per lasciare una prova pubblica di fedeltà, traduce in volontà politica due temi di Grillo:
1) Dopo la sentenza sul Porcellum, Grillo, che non è giudice, deduce che nessun governo e legge è legittimo da 20 anni.
Di Maio, che dovrebbe nel frattempo aver imparato, che alle sentenze non si aggiunge di proprio, specialmente a tale livello, ripete che una legge elettorale decente non si può proporre, perché il Congresso non è legittimo, e al massimo può solo confermare una legge anche quella incostituzionale, ma meno porca, e poi un nuovo Parlamento deve fare una legge elettorale seria.

Lo devo ripetere: Nessuna Corte ha tratto conclusioni o annullato elezioni. E quindi nessun Parlamento è stato delegittimato.
Anche se la logica di Grillo quadra, finché nessuna Corte si preoccuperà della legittimità dell'Assemblea, ogni polemica è segno di mancanza di serietà.
Se davvero è convinto che il Parlamento non è legittimo, che faccia una denuncia!
Ma siccome non la fa, e Di Maio a quest'ora queste cose le capisce, l'uno fa polemica per aizzare, e l'altro cerca di girare la frittata, solo per mostrarsi in linea.
È come fare teologia di una gigantesca panzana.

2) Altrettanto vale per il rifiuto di COSTRUIRE una legge elettorale con altri.
Il rifiuto vuol dire, che ognuno pensa per i fatti suoi, e se per caso fai una proposta che posso accettare, te la voto.
Diverso, e molto più PROPOSITIVO sarebbe invece, andare a discutere, dibattere, e vedere se si può mettere assieme con altre forze politiche una cosa sensata.
Tra il totale rifiuto, e la capacità di dibattito, io ci vedo molto più vantaggio per il paese nell'ultima alternativa.

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