mercoledì 17 aprile 2013

Politica ai bambini

Non ricordo dove e chi, ma qualche settimana fa ho letto una richiesta di insegnamento della politica ai bambini.

POVERETTI!
Ai miei tempi non ci insegnavano ancora che bisogna salvare il pianeta. Oggi invece è normale assillarli già dai primi anni delle elementari.
Così che con il pianeta moribondo del quale si devono preoccupare, poi vogliamo anche confonderli completamente con la politica.

Perché in fin dei conti, come vorremmo insegnare la politica?
Io ho perfettamente capito come si vuole insegnare la politica ... ma ...
diciamo sul serio, che raccontiamo loro una bella teoria, e nel giro di qualche anno ascoltando le notizie si rendono conto che è una immensa balla, e che la politica in realtà è quella cosa che imparano nelle ore di Storia ... tipo "il papa Tale istigava il principe Caio contro il vicino re Tizio etc." e questo ripetuto una cinquantina di volte per ogni secolo?
Sul serio: La politica i bambini la capiscono con la Storia. Abbiamo meccanismi diversi, ma facciamo gli stessi schifi storici.

Se volessimo parlare di politica ai bambini, anzi, insegnarla, e in modo positivo ...
dovremmo prima riformarla.

Ma non con utopie che cominciano dal credo nella democrazia diretta partecipativa (fra qualche decina di anni spunteranno democrazie verbalmente affini, tanto inventarsi nomi non costa e si fa una bella figura).
La riforma, stranamente, va su due binari:
Deve cambiare il cittadino, e deve cambiare la politica.
Va bene quindi l'educazione dei bambini, ma non se allo stesso tempo non si aggiusta anche la politica (o la democrazia).

I bambini cominciano a empatizzare solo a partire dai 4-5 anni. Si può cominciare da quel momento a sensibilizzarli a una società. Perché vedano la società come gente meno favorita o fortunata, e gente che può cedere un poco per sostenere gli altri. E che ciò è di beneficio a tutti. Che l'organizzazione, l'ordine, la sicurezza, i servizi sono importanti, e che per gestire queste cose, e amministrare il presente, ci deve essere gente che si dedica a farlo con coscienza e per il bene di tutti.
Qui siamo alla teoria che potremmo propinare già oggi.
Ma sarebbe una bugia, perché sappiamo della Casta, dell'evasione, della compravendita di potere, delle lobby ... e beato chi ne conosce poche!

E cosa potremmo fare per riformare?
Due cose:
1) Creare canali per la partecipazione (non insistendo sul modello Casaleggio, perché la democrazia nazionale in rete, se cominciamo a lavorarci su oggi, la realizziamo nel 2054, come dice lo stesso Casaleggio.)
2) Cambiare le regole e ridurre l'onnipotenza degli eletti. O meglio: Silurare completamente quella parte che conosciamo come politica. Gli sgambettamenti, le speculazioni per ottenere potere e vantaggi, la convenienza a rinnegare e cambiare bandiera, etc.
Non ho una ricetta per ogni difetto, solo una richiesta in linea generale: Fare modifiche alle regole, per sgretolare il piedistallo, per obbligare partiti e politici a rendere conto, a pagare per danni fatti intenzionalmente, ad assumersi responsabilità.
E a ridurre le giustificazioni e le propagande per abbellire (ma quelle le possiamo anche ostacolare con cittadini educati a non farsi prendere in giro o manipolare con costruzioni verbali che non corrispondono ai fatti.)

A chi osserva che il ragionamento è abbastanza vago e "politico" (poco concreto, per impressionare e poi non si fa assolutamente niente) rimando ai miei commenti sull'educazione, che è un tema che mi interessa sul serio, e concretamente, e sulle riforme democratiche e amministrative che chiedo con proposte molto specifiche.

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