giovedì 22 agosto 2013

"Talenti" pregiati

Sulla pagina dell'Espresso due dozzine di lettori hanno lasciato valutazioni su Letta.
In gran parte negative, ma con qualche eccezione.

Mi interessano i giudizi positivi sotto due aspetti: la ragione logica sulla quale si basano, e la relazione di cho osserva con quello che osserva.

A Letta si riconosce la capacità, degna di merito, di saper accomunare due partiti che generalmente poco hanno in comune.
Notevole!

Ma riconoscere un merito del genere deriva da una valutazione approfondita?
Che tipo di talento ha Letta? Equivale a un domatore di leoni? Allora sarebbe certamente da rispettare.

Perché in altri termini dovremmo riconoscergli di avere carisma e magnetismo estremi, tali da superare le fazioni ed essere riconosciuti da chiunque.

Non è necessario andare oltre, perché difendere la posizione appena presentata sarebbe ancora più ridicolo di una dimostrazione in piazza con lo slogan "siamo tutti puttane".

Andiamo subito a quello che a me sembra la ragione per la quale Letta "piace" o va abbastanza bene e tiene gli argini:
Letta fa parte di una rete di potere molto ramificata, e si trova in una posizione favorevole per dare la sensazione ai nodi di potere, di essere una pedina utile.
Non è affatto un leader, ma ha agganci e leve che gli permettono di creare intese larghe.
Almeno finquando sono intese che fanno comodo ai gruppi che gli sono vicini.

Berlusconi in questo momento sta ricattando la rete.
Non la disturberà, se la rete farà una forzatura pubblica e gigantesca alle regole sociali per evitargli l'affondamento. Una strategia per niente sofisticata, già praticata dai bambini.
Se tu non fai quello che voglio, spiffero tutto e affondiamo tutti.

Letta, in parole molto chiare, è un esemplare di politico tradizionale. Quello che le cose ottiene perché attorno a lui ci sono poteri che riesce a coordinare per muovere le pedine essenziali.

Che è il modo di fare di Berlusconi, e di Renzi, tanto ammirato anche dallo stesso Berlusconi.
Cioè fare la politica con gli "amici".

Non faccio nessuna scoperta sensazionale quando concludo osservando, che Letta è "di quello di prima, di più", e che chi parla d icambi, o lo fa in malafede o non capisce le cose.

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