giovedì 19 settembre 2013

Carote, salcicce e pastori tedeschi

Dopo le riflessioni fatte pochi giorni fa, dove perlomeno io ho reso chiaro ciò che ho capito di quello che secondo Grillo è la democrazia diretta, torno all'argomento.

Il nome scelto da Grillo è corretto.
La forma politica che meglio convoglia un sistema di democrazia diretta, è il movimento!

Ma un movimento dalle forme prescritte e rigide è paralitico. Se c'è qualcosa che si muove, è che cerca il potere. Ma muoversi come organismo democratico vivo ... il Movimento di Grillo non lo fa.

È scherzoso da parte mia evocare l'immagine di un "movimento" sedotto mettendogli davanti carote (per i conigli) e salcicce (per i cani) per condurlo a una certa meta.
Quello che invece abbiamo visto è un branco di pecore tenute unite e dirette mediante pastori tedeschi.

A me comunque ne le carote, ne i pastori tedeschi, ne il branco di pecore sembrano essere dei segni distintivi di qualcosa che funziona e si regge mediante la democrazia diretta e la partecipazione universale.

C'è comunque da prendere in conto una affermazione ripetuta spesso da gente diversa. Cioè, che Grillo i movimenti e gruppi se li è trovati già composti e in funzione, e si è solo messo alla guida.
Alla quale si aggiunge l'altra affermazione, anche quella probabilmente corretta, che senza Grillo il Movimento non avrebbe superato il 3% di voti.

Abbiamo quindi una cosa strana:
Grillo ha abbracciato l'idea della democrazia diretta, la predica assieme a Casaleggio, ma mostra con tutti i suoi atti gli stessi limiti della democrazia diretta:
È una sistema eccellente per gestire società limitate che possono incontrarsi fisicamente.
Ma la trasposizione a tutta una nazione non è riuscita, non dipende dalle tecnologie, e come dimostra Grillo, i gruppi non riescono a collegarsi, a ingrandire, e a mettersi in rete.
L'unico modo per portare al successo una idea del genere ...
è innestando modi e sistemi autoritari, facendo marketing, e tramite controllo rigido.
Tutte cose totalmente opposte allo spirito di una democrazia diretta.

Una cosa che invece Grillo e Casaleggio hanno capito meglio degli eletti a cinque stelle è, che la democrazia diretta non è compatibile con quella rappresentativa.
È un paradosso - in teoria - arrivare per instaurare la democrazia diretta, e poi rapportarsi ad altri partiti in un sistema rappresentativo, perché si cercano risultati.

E se do ragione a Grillo nella sua intransigenza teorica con altri partiti, metto poi in risalto una cosa che a Grillo invece non sembra chiara:
L'idea della democrazia diretta la hanno abbracciata e sposata solo un esiguo numero dei suoi elettori.
La grande maggioranza non l'ha compresa (del resto non è stata neanche esposta e difesa), e ha dato potere al movimento perché espressione della volontà di ostacolare i partiti nelle loro intese egoistiche ed elitarie .
Se Grillo è stato il catalizzatore dei movimenti e colui che ha attratto i voti, è stato ed è anche il suo demolitore.

Per spiegare Grillo e il Movimento non sono necessarie accuse e malignità politiche.
Quelle sono molto popolari e diffuse, ma inesatte.
Tutto si spiega mediante lo scontro tra atti e principi coerenti e incoerenti presenti nel fenomeno M5S.
Fino a un certo punto (cioè le prime elezioni) coerenza e incoerenza apparentemente armonizzano come ying e yang. Poi invece entrambe, che rimangono presenti e sono evidenti, sono un fattore limitante.
Allora non resta altro che sperare in nuove elezioni e il 51% dei voti.

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